domenica 12 giugno 2011

Amica, fattene una ragione.

Ci sono davvero poche cose che mi fanno pena, ma tra queste, al primo posto, ci sono quelli che reggono la coda. L'espressione "reggere la coda" mi è stata insegnata anni fa da Lara, che credo l'abbia appresa a sua volta da Alessiuccio, il quale non so dove l'abbia sentita per la prima volta, forse a Lloret de Mar dove faceva il pr. Tornando all'espressione suddetta essa indica, in parole povere, quando uno non ti si fila, però un po' gli piace averti intorno e quindi ti tiene lì, e tu stai lì, come un cretino ad aspettare, guardandolo mentre baccaglia un'altra, o mentre ride con i suoi amici, o mentre si fa gli affaracci suoi. Tu stai lì, aspetti un suo sorriso abbozzato e gli reggi la coda.

Ho visto pochi uomini reggere la coda (ma quei pochi fanno così male a vedersi da schiantare il cuore), mentre la controparte femminile ha raggiunto livelli inenarrabili. Io stessa mi sono ritrovata nella terribile condizione di reggere la coda, e si, l'ho fatto, l'ho retta e me ne vergogno. Non cerco scuse, non dico che ero accecata dall'amore, non do la colpa alla mia sensibilità o alla sindrome premestruale. Mi assumo le mie responsabilità, l'ho fatto. Ma non sono mai arrivata ai livelli di una povera ragazza che, accompagnando un amico a vedere la stanza che affitto, è rimasta immobile, muta, con il cappotto e l'ombrello in mano per circa 30 minuti, guardandolo con un'aria trasognata e al tempo stesso disperata, mentre lui imbastiva la più disparata delle conversazioni passando dalla volta che ha fatto lo yogurt alla descrizione della sua padrona di casa.

Amica, fattene una ragione, nonostante siate amici, nonostante viviate vicini, nonostante tutti i libri che gli presti, non te lo darà mai.

Ecco tre che reggono la coda.

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