Dopo aver fatto un post su mio padre mi sono sentita in dovere di farne uno su mia madre, la donna che ha sopportato i miei 16 anni, le mie crisi isteriche post rottura con il fidanzato ("Mamma senza di lui io non vivo!"), la mia insensata voglia di avere un topo e il mio sconclusionato modo di vestire. Mia mamma è l'evoluzione naturale della ragazza che da giovane è uno schianto: una bella donna. Ha i capelli biondi molto corti, gli occhi grigi, denti dritti e bianchi e 9 mesi su 12 un abbronzatura da far invidia a chiunque. Non è molto alta e per anni ha compensato il tutto con tacchi altissimi e vertiginosi che le conferivano quei dodici centimetri in più, ora, stanca del precario equilibrio conferito da quelle macchine di morte, ha deciso di adottare la calzatura che si confà ad una maestra elementare dolce e materna: le ballerine. Mia madre ha una vera e propria ossessione per le scarpe, tanto che, se fosse per lei, potrebbe continuare a comprarne all'infinito. Tutto questo, per me, avrebbe un senso, se mia madre non avesse il 35 ed io il 40, fattore che rende impossibile lo scambio e che mi costringe da anni a dire addio a quei sandaletti carta da zucchero che aveva al matrimonio: le più belle scarpe di sempre. Mia madre è la persona più sensibile e buona del mondo, ma se la fai incazzare, soprattutto se la prendi per il culo, in meno di 8 secondi, si trasforma in un drago a due teste in grado di incenerirti. Uno dei suoi motti preferiti è "Buona, ma non cogliona" e devo dire che negli anni ne sono diventata anche io una grande sostenitrice. Mia madre è un'inguaribile romantica, è la mia personalissima Meg Ryan (la Meg di "Insonnia d'amore" non quella tutta rifatta di adesso), ama la natura, gli animali, i bambini, e scrive degli sms così dolci che spesso mi domando se non sono stata adottata. E' in grado di mandarti un'email soltanto per dirti che oggi c'era un bel tramonto o per raccontarti che il gatto sta facendo le capriole sul letto. Mia madre mi ha fatto passare un'adolescenza spensierata, senza rompere le scatole, senza preoccuparsi troppo (nonostante sia molto apprensiva), facendo dormire i miei ragazzi a casa e firmandomi le giustifiche se il lunedì non avevo voglia. Mamma, ti voglio bene, soprattutto per quella volta che mi hai chiamato incazzata nera perchè c'era una sigaretta accesa in camera e io ti ho detto "Non è mia" e tu mi hai detto "Facciamo finta che sia così".

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