mercoledì 18 luglio 2012

D di eufonico.


Non tornavo su questo blog da molto tempo, e se non fosse stato per l'incentivo datomi da una nota tennista torinese, probabilmente, non lo avrei aperto nemmeno oggi. Il motivo? Mi sento in colpa. Ma non è un senso di colpa rintracciabile nel fatto che non scrivo un misero post da mesi, non è nemmeno una sensazione di fallimento per il blocco dello scrittore, è più un sentimento di paura scolastica. La stessa ansia che ti assaliva quando scoprivi di aver giocato tutte le giustificazioni di fisica e ti portava a dire comunque alla professoressa incinta "Prof, mi giustifico!" "Ma Ravasio, non hai più giustifiche..." "Ah ops" sperando che capisse che non sapevi niente di niente di quei modelli atomici e che il suo istinto materno recondito (reso forte da un pancione tondo tondo) avesse la meglio su anni e anni di razionalissime equazioni. Dunque dicevo, è quello, è quel morso allo stomaco lì. Il motivo? Sono nel torto. Ho sbagliato. Secondo il mio nuovo Vangelo la d eufonica non sta bene con tutto, non è come il nero, la d eufonica va usata con parsimonia, e io nei miei post ne ho abusato. Ma adesso basta, ora regolo i conti con il passato e risolvo la situazione. Con le mie tempistiche, terminato il lavoro, il Concilio degli Editori Anonimi della Conclave della Santa Inquisizione della Crusca avrà cambiato nuovamente le carte in tavola, però a quel punto io avrò perso la vista a furia di correggere il correggibile e andrà bene così.

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