mercoledì 4 gennaio 2012

La Zuppiera di Piera

Prima delle vacanze sono andata a pranzo con mio padre e mio nonno Ortensio alla Zuppiera, un albergo-ristorante dove Dario Argento avrebbe potuto girare qualche film e che credo Kubrick abbia usato come modello per il suo Overlook Hotel. Detto questo, mio nonno va a rifocillarsi dalla signora Piera da quando quella povera santa di mia nonna era ancora in vita, e da allora credo che prenda sempre: salamino di antipasto, tagliatelle con il sugo di stagione e se c'è il cotechino. La dieta perfetta per un diabetico, ma su questo sorvolerei.

Per la prima volta, durante quel pasto frugale (che dura in media quasi 2 ore), io e mio nonno abbiamo intrapreso un lungo discorso sui problemi relazionali della nostra famiglia, su come mai quello non parla con quella, su perché lui si è lamentato dell'eredità e su come mai lei non fa gli auguri nemmeno per Natale. Ci siamo confrontati, scontrati, incoraggiati e scoraggiati a vicenda sulle tristi sorti dell'incomunicabilità fino al dolce: la famosa zuppiera (ovvero una zuppa inglese rimaneggiata). Finalmente anche mio padre, che sedeva in religioso silenzio da almeno mezz'ora, ha deciso di dire la sua. Come un animale che si sveglia dal lungo letargo invernale ha alzato la testa e guardato dritto davanti a sé, e con tutta l'aria di qualcuno che sta per svelare al mondo un pensiero profondo, guardando la cameriera che se ne andava con le ordinazioni, ha detto estaticamente: "Secondo me, quella lì è moldava: ha il culo grosso."

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